17 marzo 2021

Turismo sicuro e sostenibili: scenari post Covid-19

Paola Marone: "Complimenti ai colleghi Mario Rispoli e Ferdinando Carbone (coordinatore e segretario della Commissione Ingegneria del Turismo) e a tutti i componenti della commissione per l’interessante e proficuo evento organizzato. Affrontare i vari scenari della ripresa post Covid del Turismo, attraverso l'incrocio interdisciplinare di competenze, è la giusta via da intraprendere".

(da Ingenio Napoli)

Sicurezza e sostenibilità: sono questi i temi strategici dell’era post Covid-19. Temi con cui si confrontano la società, l’economia e anche l’economia del turismo.
Per queste ragioni e proprio in questo momento in cui la situazione epidemiologica sembra aggravarsi, la Commissione dell’Ordine degli ingegneri di Napoli "Ingegneria del turismo", coordinata da Mario Rispoli, accetta la sfida e ha deciso di organizzare un confronto interdisciplinare sul turismo - dal titolo “TURISMO SICURO E SOSTENIBILE: SCENARI ED OPPORTUNITA' DI RIPRESA ECONOMICA POST COVID-19” - in programma mercoledì 17 marzo 2021 sulla piattaforma Cisco WebEx dell’Ordine partenopeo.
Una scelta - sottolineano il Coordinatore e il Segretario della Commissione Turismo, Mario Rispoli e Ferdinando Carbone - che rappresenta “un segnale di fiducia nel futuro e, insieme, la concreta volontà di ipotizzare nuovi modi di concepire il turismo, in uno scenario in cui questo settore (così trainante per l’economia italiana e mondiale) avrà sempre più bisogno dell’approccio ingegneristico per essere riprogettato in tutti i suoi aspetti”.
Indipendentemente dall’effetto che potrà avere il vaccino per arginare la diffusione dei contagi, la prevenzione sarà infatti un imperativo che dovrà guidare tutti i nostri comportamenti, un modus vivendi destinato a cambiare la vita delle persone, perché con questo virus e forse con altri che verranno, dovremo imparare a convivere.
Ma quali saranno i nuovi modelli di vita, lavoro, divertimento?
Le criticità dei mesi scorsi - osserva Mario Rispoli - hanno mostrato la fragilità dello stile di vita che da un capo all’altro del mondo si credeva l’unico, quello perfetto per far fronte agli imperativi della società della tecnica".
Ma appare ormai chiaro come la stessa società della tecnica debba fermarsi a riflettere: dopo la pandemia nulla rimarrà intatto e come prima.
Neanche l’urbanistica, l’architettura, il viaggio, il turismo. Pensare al cambiamento, come accennato poc’anzi, richiede la sinergia di competenze interdisciplinari di rilievo: si tratta di ripensare al concetto stesso di città, alla competizione interplanetaria che lo “smart working” provocherà, a come le reti telematiche dovranno potenziarsi e diffondersi, alle architetture informatiche che dovranno essere ancor più garanti della sicurezza e della privacy di tutti.
Ma se dalle crisi si impara, forse all’orizzonte c’è un nuovo stile di vita, più a misura d’uomo, che vede protagonisti i piccoli centri, quei meravigliosi borghi italiani e campani in particolare, a rischio spopolamento che il dopo-Covid potrebbe far rivivere.
Anche le grandi città dovranno ripensare ai luoghi di relazione. Le località di vacanza, prigioniere di un modello di turismo frequentemente poco sostenibile, hanno necessità di interventi di riequilibrio tra le zone sottoposte a maggiore pressione turistica e quelle poco frequentate.
“Turismo sicuro e sostenibile” è un binomio che lascia intravedere un percorso in parte già tracciato, ma che richiede ulteriori declinazioni.
Lo chiede l’Unione Europea che con il “Recovery fund” punta ad implementare quanto già avviato in tal senso, lo chiedono le nuove generazioni su cui si è abbattuta, mai come prima, la mannaia della crisi occupazionale.
Dinanzi al sistema di offerta turistica, anche della Campania e di Napoli, si profila un momento decisivo per ripensarsi e progettare il futuro. I nodi sono rappresentati dalla mobilità urbana, dalle infrastrutture, dai servizi, dagli standard di sicurezza e qualità per il territorio: si tratta di realizzare modelli di sviluppo durevoli con approcci “su misura”: ossia cuciti addosso alle peculiarità territoriali e alle esigenze delle diverse categorie di utenza.
Perché il modello universalistico, dopo il Covid-19, non esiste e probabilmente non esisterà più.

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