intervista a cura di Ilaria Imparato
(Consigliera dell'Ordine degli Avvocati di Napoli)
Nell'emergenza da Covid-19 si susseguono i provvedimenti per fronteggiare le conseguenze economiche della pandemia, alcuni dei quali diretti anche ai professionisti. La Fondazione Ordine Ingegneri Napoli propone su questo tema un confronto interprofessionale, anche per valutare efficacia e portata dei provvedimenti.
La Consigliera dell'Ordine degli avvocati di Napoli Ilaria Imparato ha quindi intervistato il Presidente degli avvocati partenopei, Antonio Tafuri, già componente del Comitato dei delegati di Cassa Forense.
Presidente Tafuri, la pandemia da Covid-19 ha ripercussioni che riguardano non soltanto l’aspetto sanitario, sicuramente prioritario, ma anche quelli professionali ed economici. Come valuta i primi provvedimenti varati in questo senso a sostegno dei professionisti?
Va premesso che la prova cui è sottoposto il nostro Paese e il suo sistema economico-imprenditoriale va al di là ogni più pessimistica previsione: basti pensare che, a proposito dell’ultima legge finanziaria, ci si è arrovellati per raccogliere 2/3 miliardi necessari a scongiurare l’aumento dell’IVA, mentre ora stiamo ragionando in termini di centinaia di miliardi.
Purtroppo, tra le categorie maggiormente danneggiate rientra senza ombra di dubbio quella dei liberi professionisti, che incontrano normalmente difficoltà sia nel momento delle commesse di lavoro che in quello del pagamento dei compensi. In questo scenario dobbiamo amaramente constatare che i professionisti sono stati trascurati in base alla perversa interpretazione dell’autonomia e dell’indipendenza che essi vantano e generalmente difendono.
E il fondo speciale?
Il sostegno al reddito dei lavoratori autonomi è stato confinato in un Fondo speciale denominato “di ultima istanza”, scarsamente finanziato e tanto insufficiente da avere implicato requisiti soggettivi e oggettivi e presupposti che sembrano non considerare in tutta la sua portata il danno reale che tutti i professionisti stanno subendo e subiranno per molti mesi a causa dell’emergenza sanitaria e del conseguenziale blocco dell’attività.
La Cassa Previdenziale Forense, di cui lei è stato Delegato, non ha adottato significative misure urgenti per gli iscritti. Il Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Napoli ha adottato una serie di delibere, sollecitando interventi in merito. Qual è la situazione attuale?
Voglio ribadire che il Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Napoli ha percepito nell’immediatezza la gravità della situazione e dei disagi economici cui gli iscritti sarebbero andati incontro. Per questo motivo ha sollecitato dalla Cassa l’adozione di misure assistenziali e regolamentari eccezionali, al di fuori degli schemi tradizionali, proprio tenendo conto della straordinarietà dell’evento.
L'effetto di questa vostra presa di posizione?
La risposta dell’istituto inizialmente è stata di chiusura e le iniziative intraprese in un primo momento dalla Cassa apparivano palesemente insufficienti. Vi è stata, poi, una seconda fase nella quale Cassa Forense ha adottato misure, alcune conformi ai suggerimenti ed istanze presentate dal Consiglio, più efficaci e di maggiore impatto. Tuttavia ritengo che debbano necessariamente essere compiuti ulteriori sforzi per tutelare adeguatamente la Classe Forense e i colleghi che, al momento, vivono in una condizione di assoluta incertezza e di pessimismo circa il loro destino.
Uno dei problemi a cui la Fondazione Ingegneri Napoli sta lavorando è quello della fuga dei cervelli, delle risorse qualificate che vanno all'estero per cercare una collocazione professionale adeguata. E' un depauperamento insostenibile e che va affrontato in ottica interdisciplinare e interprofessionale. Quali potrebbero essere, secondo lei, le strategie da mettere in campo?
Con molta onestà dobbiamo ammettere che le attuali condizioni del mondo professionale degli avvocati in Italia si caratterizzano per la saturazione dell’offerta e la equivalente scarsità della domanda di prestazioni lavorative. Questa situazione è molto allarmante al Sud, dove l’economia e il mercato non sono sufficientemente performanti, ma è riscontrabile anche al Nord, dove l’inserimento del giovane avvocato non è affatto semplice. In questo quadro, aggravato dalla lunga emergenza in atto, l’esperienza e le competenze dei giovani colleghi che lavorano all’estero possono costituire un fattore di vantaggio determinante nella prospettiva dell’ingresso nelle realtà professionali più significative e importanti dei grandi studi, che ormai dominano la scena al Nord e, lentamente, tendono ad espandersi nel Meridione.
Quale ritiene debba essere il ruolo di Cassa forense nello scenario post Covid-19?
Cassa Forense, a differenza di altri organismi nazionali di rappresentanza dell’avvocatura, è un Ente che gestisce un notevole patrimonio e che, proprio per questa ragione, si inserisce istituzionalmente nei gangli del sistema economico. Da questo status ne deriva che Cassa Forense non deve limitarsi a svolgere il ruolo di gestore dei trattamenti pensionistici ed assistenziali, bensì porsi come partner “economico-finanziario” dell’avvocatura.
In che modo?
Anzitutto facendo sentire il proprio peso, che è quello di ben 245.000 iscritti, nell'interlocusione e nei rapporti con i cosiddetti “Poteri forti”, con l’imprenditoria in generale, con le amministrazioni pubbliche e con la politica. La rappresentanza istituzionale e politica degli avvocati, che spetta al Consiglio nazionale Forense (in sigla Cnf) e all’Organismo Congressuale Forense (in sigla Ocf), non può prescindere dalla forza e dalle enormi potenzialità economiche e finanziarie della Cassa, e cioè di tutta la comunità degli avvocati italiani. In definitiva, il ruolo da svolgere, parimenti importante rispetto a quello tradizionale e statutario, è quello di attore nella vita economica – e quindi politica – del nostro Paese.
(editing a cura di Giovanni Capozzi)