intervista a cura di Pierluigi Di Micco
(commercialista, componente del Gruppo di lavoro "Fuga dei cervelli" della Fondazione Ordine Ingegneri Napoli)
La situazione di emergenza a causa della pandemia di Coronavirus sta avendo pesanti ripercussioni che non riguardano soltanto l’aspetto sanitario, sicuramente prioritario, ma anche quello professionale ed economico. La Fondazione Ordine Ingegneri Napoli, in coerenza con la propria vocazione interprofessionale, ha intervistato Maria Caputo, commercialista e presidente della sezione napoletana dell’Unione giovani commercialisti nonché delegata alla Cassa di previdenza della categoria (in sigla Cnpadc) per fare il punto sulle prime misure di sostegno varate dal governo.
Dottoressa Caputo, per fronteggiare le conseguenze della pandemia e dare sostegno e supporto all’economia nell’immediato il governo ha varato alcune misure, alcune anche rivolte specificatamente ai professionisti. Come valuta i primi provvedimenti?
Il momento che stiamo vivendo, come da più parti sottolineato, contempla contestualmente due gravi crisi: sanitaria ed economica. Le due crisi procedono purtroppo allo stesso passo. Chi dice che ciò non è vero o, peggio ancora, taccia chi lo fa di essere “insensibile”, non considera che i danni economici potrebbero portare ad un numero di vittime nettamente superiore alle vittime del Covid-19. In questo scenario le misure attuate dal Governo fino ad ora non hanno ancora quel carattere di straordinarietà che il momento impone. Sarà necessario a mio avviso attuare politiche “di guerra” per far fronte alla crisi mondiale che ogni settore dell’economica dovrà affrontare. Il primo Decreto Cura Italia ha di fatto scontentato molti, attendiamo il prossimo Decreto per verificare se il Governo abbia realmente compreso la portata della crisi in atto.
Quali sono le misure di cui beneficeranno i professionisti iscritti alla Cassa dei commercialisti?
Il decreto annunciato sabato 28 marzo stabilisce che il sostegno al reddito di euro 600,00 per il mese di marzo sarà riconosciuto ai lavoratori iscritti alle casse di previdenza private ed in particolare:
ai lavoratori che nel 2018 abbiano percepito un reddito complessivo (quadro RN??) non superiore ad euro 35.000 e la cui attività sia stata limitata dai provvedimenti restrittivi emanati in conseguenza dell’emergenza epidemiologica da Covid-19 a lavoratori che nel 2018 abbiano percepito un reddito complessivo compreso trai 35.000 e 50.000 euro e abbiano cessato ridotto o sospeso la loro attività in conseguenza dell’emergenza epidemiologica da Covid-19. L’indennità sarà corrisposta comunque solo in caso di regolarità contributiva con riferimento all’anno 2019. La riduzione o sospensione deve essere provata raffrontando il reddito dei primi tre mesi del 2019 con gli stessi mesi del 2020 e si precisa che il reddito deve essere individuato secondo il principio di cassa. Le domande per tale indennità dovranno essere presentate alle proprie casse previdenziali di appartenenza.
Fin qui il dettato normativo. E la sostanza del provvedimento come deve essere valutata?
Devo essere chiara: fin dalla prima lettura del decreto appare evidente che chi ha scritto questa norma non ha contezza di come un libero professionista organizza il proprio lavoro e soprattutto di come debba gestire i propri flussi di cassa.
Può fare qualche esempio?
Il riferimento al principio di cassa è l’esempio lampante di questa mancanza di aderenza alla realtà concreta dei fatti. Inoltre, non si è tenuto conto di chi ha iniziato la propria attività nel 2019.
Rivolgendo l’attenzione unicamente alla nostra categoria e volendo fare un semplice esempio, chi nel primo trimestre 2020 ha incassato parcelle per incarichi professionali relativi quasi certamente ai due anni precedenti e, nello stesso trimestre 2019, non aveva incassato nulla, non ha diritto al sussidio. Ed ancora, chi fattura la maggior parte delle prestazioni a fine anno ed ha incassato nei primi mesi del 2020 probabilmente non avrà diritto all’indennizzo. Ricordiamo inoltre che la vera crisi di liquidità è iniziata dal mese di marzo e quindi non appare per nulla condivisibile il raffronto con un intero trimestre. Le vere difficoltà si avranno a partire da marzo e almeno per i prossimo nove mesi; per non parlare poi di chi rientra nel regime forfettario o di chi fa parte di un’associazione professionale o di una STP, come si raffronteranno questi famosi redditi per cassa?
Oltre a queste prime misure, soprattutto volte ad alleviare la pressione sui professionisti alla ripresa delle attività, per fronteggiare l’attuale crisi di liquidità, dovuta al blocco delle attività che sta colpendo i nostri clienti imprenditori ed i colleghi, il Consiglio di amministrazione della Cassa dei commercialisti ha deciso di sostenere in primis i colleghi in maggiore difficoltà. Ma questo provvedimento può considerarsi definitivo oppure è prevista eventualmente la possibilità di un incremento e se sono già stati stabiliti i criteri con cui verranno distribuite queste risorse?
La Cnpadc sta lavorando attualmente sia per far modificare il decreto del 28 marzo, sia per agire sul proprio bilancio allo scopo di trovare altre forme di assistenza per i propri iscritti. Al momento sono già state valutate le seguenti misure:
1) sospensione dei versamenti contributi, inclusi quelli rateali, fino al 31 ottobre
2) sospensione del versamento dei minimi
3) sostegno al credito e alla liquidità
4) proroga al 30 aprile per i più giovani del bando per acquisto hardware e software
5) interventi assistenziali per i colleghi colpiti dalla malattia e per chi è in quarantena
6) incremento del fondo assistenza
Ad oggi sembra che il Governo e la Cassa abbiano adottate misure frutto di azioni indipendenti tra di loro e non di una strategia di interventi condivisa e coordinata.
Sono previsti tavoli permanenti di lavoro con rappresentanti del governo per definire strategie di medio e lungo periodo per il supporto dei nostri colleghi e più in generale dei professionisti?
Le Casse private sono sottoposte al controllo dei Ministeri vigilanti e dunque sono in contatto diretto con il Governo. Credo che la difficoltà di questo momento sia dare risposte in tempi rapidi agli iscritti e questo genera inevitabilmente provvedimenti che risultano spesso poco chiari e non esaustivi. Il presidente della nostra cassa, Walert Anedda ha sottolineato: “dalla lettura della bozza in circolazione emergono una serie di criticità interpretative che interessano le diverse Casse, che stiamo trasferendo ai Ministeri per quanto di competenza”. Quindi possiamo essere certi che le casse private faranno di tutto per far sentire la propria voce.
Per finire, quale dovrà essere il ruolo della Cassa previdenziale dei commercialisti - e delle altre casse private - nello scenario post Covid-19?
Sicuramente dovrà essere accelerato quel processo di Welfare assistenziale di cui già si parlava prima dell’emergenza. Le Casse private hanno un potere contrattuale molto elevato, considerata la platea di iscritti e questo aspetto dovrà essere sfruttato al meglio per poter offrire, oltre che aiuti nell’immediato, nuove forme di assistenza in futuro basate su servizi a 360 gradi, a costi quasi irrisori.